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Bidella

Mi ero diplomata e ormai da un anno facevo qualsiasi lavoretto mi passasse tra le mani per poter guadagnare qualcosa; era difficilissimo trovare un lavoro fisso dalle mie parti e non avevo nessuna raccomandazione da poter usare.

Avevo trovato un posto per due mesi come bidella in una scuola privata, in sostituzione di una in malattia. Era una di quelle scuole dove si fa il recupero anni, dove vanno gli studenti con problemi e vengono promossi in funzione dei soldi che pagano i genitori. Era una vecchia scuola fatiscente ma gli studenti quando poi andavano a fare gli esami da privatisti venivano sempre promossi.

Avevo un contratto puramente formale, in pratica venivo pagata in nero.

Il personale dell’istituto era tutto piuttosto anziano, dai docenti, alla segreteria, ai bidelli.

Il mio corpo prorompente aveva visibilmente risvegliato desideri e attenzioni in gran parte dei maschi che lavoravano li, le donne invece mi guardavano con cattiveria; ero spesso circondata ed apprezzata, sovente con commenti volgari, da qualche maschio che lavorava li.

Più passava il tempo più le proposte e gli apprezzamenti diventavano osceni ed espliciti.

E il tutto, per quanto mi infastidisse, mi turbava e mi provocava ogni tanto sogni e fantasie di cui poi mi vergognavo tantissimo, però quando accadeva mi bagnavo tutta e mi dovevo poi toccare per placare il desiderio osceno che avevo.

Avevamo un armadietto per ciascuno di noi, dove mettevamo le nostre cose durante il turno di lavoro. Una sera, quando stavo per andare via, prendendo le mie cose nell’armadietto trovai una busta chiusa. Per qualche motivo avevo paura ad aprirla, non so perchè, cosi me la misi nella borsetta per leggerla più tardi.

Durante tutto il viaggio verso casa non facevo che pensare a quella lettera. Arrivata a casa mi sedetti subito sul letto e aprii la busta. C’era una lettera scritta a mano, con una calligrafia molto curata. Man mano che la leggevo una sempre più forte sensazione di disagio si impadroniva di me, a volte era una sensazione di mancanza d’aria come ricevere dei pugni nello stomaco, a volte mi girava la testa come se avessi dei capogiri, a volte sentivo delle ondate di calore nelle viscere, a volte sensazioni di disgusto, a volte dovevo bloccare i miei pensieri, pensieri che mi facevano paura e vergogna, e leggevo e rileggevo sempre più agitata

“Sei la vacca più oscena ed eccitante che abbia mai visto, anzi, ti dirò, non pensavo neanche che potesse esistere una femmina che mi facesse così tanto sesso.

Non faccio altro che pensare alle tue tettone, e quando dormo non faccio altro che sognarti, e sogno di farti di tutto, sogno di farti cose che non avevo neanche mai pensato in vita mia. Mi fai desiderare di possederti nei modi più animali e bestiali possibile. Mi fai un sesso selvaggio. A volte sogno e fantastico di fare l’amore con te, a volte desidero violentarti, a volte voglio prenderti brutalmente, a volte voglio farti violentare da un gruppo di bastardi.

Non hai neanche idea di cosa mi provocano quelle tue tettone esagerate, sono così volgari ed oscene che devi vergognarti di averle, e devono essere punite per quanto sono oscene.

E anche adesso che ti sto scrivendo ho il cazzo durissimo, tu mi fai venire sempre un cazzo durissimo, ed il mio cazzo deve punirti e possederti così impari ad essere così oscena; poi ti vesti in un modo così provocante, sei proprio una puttana, una puttana in calore!

Lunedi scorso sei venuta al lavoro con quel vestito lungo di lana con i bottoni davanti, era molto attillato e disegnava perfettamente le tue tettone ed il tuo culo, mi facevi un sesso da impazzire, vedevo i bottoni tirati per le tue tettone esplosive, speravo si rompessero quei bottoni. Mi facevi così sesso che durante la giornata sono dovuto andare tre volte al cesso a masturbarmi pensando a te.

Allora stasera tu prendi quel tuo vestito, e lo metti in lavatrice ad ALTA TEMPERATURA, così si restringe e diventa ancora più attillato, ti voglio oscena, ma proprio volgarmente oscena.

Se non sei già depilata, voglio che ti depili completamente, voglio che la tua fica sia tutta da mangiare, anzi da sbranare (e mi sto masturbando mentre ti scrivo, puttana).

Domani mattina ti fai una bella doccia e ti lavi tutta benissimo, sarebbe utile se stasera e poi anche domani mattina ti fai un bel clistere nel culo.

Domani ti vesti senza assolutamente NULLA se non quel vestito lungo di lana, NULLA sotto, NIENTE intimo, NIENTE mutande, NIENTE reggiseno, NIENTE DI NIENTE, totalmente nuda sotto quel ristretto meraviglioso abito lungo di lana con i bottoni davanti che mi aspetto tesi al massimo, anzi penso anche che tu sarai tutta eccitata di essere la mia puttana e lo sfregamento dei tuoi capezzoli direttamente con il tessuto secondo me te li farà rizzare e sarai proprio oscena con i capezzoloni che si vedranno spuntare da sotto il tessuto, che troia in calore che sarai.

Beh si, non puoi venire scalza al lavoro, quindi voglio che ti metti delle scarpe belle scomode, avrai sicuramente delle scarpe con tacchi a spillo che usi quando esci a fare la puttana con i tuoi amici la sera, ecco mettiti delle scarpe aperte a spillo così quando cammini per rimanere in equilibrio dovrai sculettare, e tutto il giorno vedrò il tuo bel culone sculettare e le tue oscene tettone sballonzolare dato che sarai senza reggiseno.

Poi, dopo che avrai passato tutta la giornata a lavorare, e mi avrai eccitato per bene, devi essere l’ULTIMA ad andare via; non andare via prima di nessun’altro, la scuola dovrai chiuderla tu!

E chissà che qualcuno nell’oscurità, all’improvviso, non si impossessi di te per soddisfare una delle proprie voglie selvagge, chissà quale.

Ho voglia di sborrarti nelle viscere, per oggi mi sborrerò ancora nella mano, ma domani sentirai la mia sborra fioccare dentro di te.

A domani vacca tettona, e ora vai subito ad attaccare la lavatrice, puttana!”

Tremavo mentre leggevo, sentivo il sudore aumentare nelle mani che tremavano sempre di più man mano che leggevo e rileggevo, leggevo e rileggevo, e ogni lettura era come un nuovo giro sulle montagne russe ma con una discesa che ad ogni giro diventava sempre più ripida e più lunga …

“Domani non vado al lavoro” pensavo, o meglio la mia parte razionale diceva questo, “no, domani vado ma mi vesto come una suora” una parte ancora più razionale diceva, “chi può essere?” mi chiedevo sempre più agitata, “no, no, no ma siamo impazziti, denuncio tutto al preside, domani porto la lettera in presidenza” ecco questo pensiero mi dava sicurezza … ma allo stesso tempo lottavo contro me stessa per pensieri che mi venivano e che con sempre maggiore difficoltà riuscivo a frenare … mi sentivo bagnata … “no, no, no, Sabina vediamo di non fare cazzate, no no no” mi dicevo mentre sconvolta da tutti questi pensieri, senza neanche rendermene ben conto, come un automa, mettevo il mio vestito in lavatrice e selezionavo 80 gradi di temperatura … “no no no, domani porto la lettera in presidenza, oppure la distruggo e basta no no no” …

Notte insonne per l’agitazione, quando mi appisolavo facevo dei sogni talmente osceni che io stessa avevo paura e vergogna di me stessa, la mia mente diceva una cosa ma mi rendevo conto che il mio corpo ne diceva un altra … “non posso neanche immaginare di presentarmi al lavoro vestita in quel modo” mi dicevo, l’effetto lavaggio caldo aveva effettivamente ristretto quell’abito che messo addosso mi trasformava in un qualcosa di assolutamente e oscenamente provocante, non era neanche immaginabile presentarmi al lavoro come una “cagna in calore”, così mi sentivo dopo aver provato quel vestito post lavaggio … “no no no, adesso dormo e domani vado al lavoro normalmente e dimentico questa lettera” …

La mattina, mentre mi facevo la doccia, avevo dovuto toccarmi, contro la mia volontà, per cercare di spegnere il fuoco che mi divorava dentro … il solo pensiero della vergogna ad andare al lavoro vestita in quel modo così volgare, pensiero che non riuscivo più a cancellare o bloccare, mi provocava delle ondate di calore che mi si propagavano dal ventre in tutto il corpo, tremavo e fremevo … “no no no, adesso mi vesto normale e poi vado in presidenza appena arrivo al lavoro” mi dicevo mentre mi facevo il clistere …

In auto, mentre andavo al lavoro, guardavo il borsone al mio fianco con dentro i vestiti che avrei voluto mettermi e mi dicevo “appena arrivo vado in bagno e mi cambio e mi vesto normalmente”, cercando di tranquillizzarmi … mi sentivo letteralmente sconvolta …

Passai la giornata in mezzo alle attenzioni, alle risatine, ai commenti sottovoce volgari, in mezzo alla più profonda vergogna per come mi ero ridotta, per come ero conciata, in mezzo alle ondate di eccitazione che mi sconvolgevano, e più cercavo di trattenere i pensieri più i miei capezzoli diventavano duri e spingevano attraverso il tessuto rendendo visibile quanto ero puttana in calore a tutti … che vergogna, mio dio che vergogna …

Pensavo a chi poteva essere l’autore della lettera, chi tra tutti quelli che mi giravano intorno fosse colui che mi aveva trasformato in una vacca alla sua mercè, pensavo cosa sarebbe potuto accadere dopo, e mi sentivo, con terrore e vergogna, vergogna, vergogna, liquidi che mi colavano lungo le cosce, mi sentivo fremente e bollente …

Nel tardo pomeriggio iniziarono ad andare via un po’ alla volta i vari maschi, alla fine ne erano rimasti soltanto tre, erano i più viscidi nelle mie valutazioni, c’era il bidello capo un cinquantenne o sessantenne portati male, basso, stempiato e con i capelli sempre unti, grassoccio, sudaticcio, c’era un professore di agraria prossimo alla pensione, lardoso e obeso con due occhiali spessissimi che gli facevano sembrare il viso come quello di un porcellino, e il segretario della scuola, il più giovane dei tre, un cinquantenne assolutamente normale di altezza e corporatura media, con la particolarità di essere rosso di capelli. Tutti e tre in passato, e anche oggi, mi avevano manifestamente fatto apprezzamenti e avances.

Dato il buon italiano della lettera tendevo ad escludere il bidello.

Più passava il tempo più cresceva la mia agitazione … il segretario venne a salutarmi dicendomi qualcosa del tipo

“già tu con quelle tettone lo fai rizzare, poi vestita così sei proprio una grandissima zoccola, se hai voglia di cazzo questo è il mio numero, vedrai che ne vale la pena”

e mi porse un bigliettino prima di andarsene …

Il cuore mi batteva fortissimo, non sentivo più segni di vita nella scuola, che fossero già andati via tutti?

Iniziai le attività di chiusura, controllavo stanza per stanza che fosse tutto in ordine e spegnevo la luce, cominciai dal piano interrato dove c'erano i laboratori … l'agitazione era fortissima …

Quando entrai nel laboratorio di scienze pensai che non avevo visto oggi a scuola il tecnico di laboratorio, forse era ammalato … notai sul tavolaccio degli esperimenti un sacco di oggetti alla rinfusa, strano, mi avvicinai per guardare meglio ed ebbi un salto al cuore, un sobbalzo, un violento brivido addosso, erano tutti oggetti di sesso, vibratori, gag balls, strizzacapezzoli, cinture, fruste, corde, catene, collari e altri attrezzi di cui non capivo il possibile uso … sentivo brividi dappertutto e rivoli di sudore iniziavano a scorrermi addosso, tremavo e iniziai a respirare affannosamente cercando di riprendere il controllo della situazione, il cuore batteva all'impazzata quando, all’improvviso una mano mi tappò la bocca, un braccio mi avvolse la pancia stringendomi a qualcuno, un uomo, sentivo la sua erezione tra le mie chiappe, ero schiacciata tra lui ed il tavolaccio e il suo corpo aderiva alla mia schiena … sentivo il suo fiato sul collo, il sapore e l'odore della sua mano che con forza mi tappava la bocca, spingeva forte il suo corpo sul mio, il suo braccio che mi avvinghiava sulla pancia è salito a stringermi le tettone e con una mano mi ha afferrato un capezzolo attraverso il tessuto e iniziava a strizzarlo e torcerlo sempre più forte

il suo respiro si faceva via via più affannoso sul mio collo, lo sentivo sempre più eccitato di me dal gonfiore che sentivo tra le chiappe, aveva iniziato a strofinarsi sul mio sedere, il suo fiato caldissimo sul collo iniziò a mischiarsi a baci, sentivo le sue labbra sfiorare la mia pelle, ogni tocco di quelle labbra sul mio collo mi scatenava una scossa violenta nelle viscere, così come ogni strizzata che mi faceva al capezzolo … improvvisamente le sue labbra sul collo si aprirono e sentii anche la sua lingua umida toccarmi la pelle, non riuscii a trattenere un mugolio, le sue labbra e la sua lingua si muovevano su e giù strappandomi più volte sospiri nonostante ogni mio tentativo di resistere e di non lasciarmi andare, poi quelle labbra calde e quella lingua umida iniziarono a salire su su verso il mio orecchio, sentivo il calore del suo fiato ormai sull’orecchio, me lo stava baciando e leccando e mi resi conto che la mano che mi tappava la bocca ora era entrata con le dita nella mia bocca ed io, senza accorgermene, avevo iniziato a leccargliele, sentivo il salato della sua mano … lui era caldo, caldissimo e io mi sentivo caldissima … iniziai anche io a strofinare il sedere sulla sua patta … chissà chi era, avevo qualche sospetto ma in fondo in quel momento non era la cosa più importante … era più importante il calore del suo corpo, la sua eccitazione addosso a me, il suo respiro bollente sulla mia pelle, il suo sapore, il suo odore, la sua mano che mi violentava la tettona e mi strizzava il capezzolo senza pietà, erano più importanti le ondate di calore che mi si sprigionavano nelle viscere, le sensazioni del suo cazzone gonfio e duro tra le mie chiappe …

-“sei proprio una tettona in calore”

il sussurro caldo nel mio orecchio, non trattenni una serie di gemiti provocati da quella frase …

-“sei una tettona esagerata da riempire di cazzo, mi fai impazzire“

altro sussurro caldo, accompagnato da una brutale strizzata alla mia tettona … i miei gemiti diventarono più intensi mentre il mio corpo si appiccicava con forza al suo …

si stava eccitando sempre di più, me ne accorgevo da quanto mi schiacciava e da come si strofinava sul mio sedere, ora aveva tolto la mano dalla mia bocca e con entrambe le mani mi aveva afferrato le tettone stringendole e schiacciandole per spingere i nostri corpi ad essere ancora più aderenti … io ormai ansimavo e gemevo ininterrottamente mentre la sua bocca non smetteva mai di baciarmi, leccarmi e mordicchiarmi lungo tutto il collo e l'orecchio

-”non ti voltare troia”

mi sussurrò mentre lo vedevo allungare una mano sul tavolaccio a prendere un cappuccio, di pelle o di cuoio mi sembrava nella penombra …

me lo infilò da dietro, sempre tenendomi schiacciata tra lui e il muro a fianco del tavolaccio, sulla testa, con difficoltà per farlo entrare perché era piuttosto stretto e mi copriva quasi tutto il viso e le orecchie, rimanevano fuori solo la bocca e la punta del naso, non vedevo più nulla e i suoni erano più attutiti …

Le sue mani mi afferrarono le spalle, mi fece ruotare verso di lui, mi spinse contro il muro con tutto il suo corpo addosso a me, il suo petto che mi schiacciava le tettone, le sue mani avvinghiate alle mie natiche a spingermi con forza contro il suo cazzone durissimo e la sua bocca sulla mia, il suo alito nella mia bocca, il sapore della sua lingua avvinghiata alla mia …

non capivo più nulla, lui ormai aveva perso ogni controllo, era eccitato come una bestia, mi aveva strappato il vestito e mi stava scopando in piedi grugnendo come un animale mentre con le sue mani mi strizza a le tettone da farmi male, era letteralmente furioso nel sfottermi … io mi sentivo completamente sua preda, alla sua completa mercé, ripiena di lui che mi sfondava e godevo continuamente a sentirmi violentata così bestialmente … all’improvviso lo tirò fuori da dentro di me, con forza mi fece inginocchia, mi afferrò le tettone e sentii il suo cazzone bollente in mezzo ad esse, me le scopo’ con foga pazzesca, il piacere che provavo era amplificato dal dolore che mi stava procurando per come mi trattava con le mani le tettone, iniziai ad urlare un misto di piacere e sofferenza, anche lui gridava cose oscene e dopo poco sentii liquidi caldi schizzarmi sul collo sul petto sulle tette, fiotti continui in mezzo ai suoi grugniti selvaggi …

lui respirava ancora affannosamente, mi aveva appena sborrato addosso, ero scossa e sconvolta dal piacere che anche io avevo provato ad essere fottuta in quel modo, quando improvvisamente mi sentii afferrare per i capezzoli e tirandomeli dolorosamente mi costrinse ad alzarmi … lo sentii urlarmi come un pazzo infoiato

-“che tettona fantastica che sei, ora ci prendiamo ben cura di te, sei proprio una vacca in calore”

e sempre trascinandomi per i capezzoli mi spinse a stendermi su un tavolo

mi toccava dappertutto, con una mano mi masturbava e mi infilava e muoveva le dita dentro di me mentre con l'altra mano violentava i mie seni … poi disse

-”troia ora non ti muovere che ti preparo, mi stai eccitando come un cavallo da monta e mi si stanno riempiendo di nuovo le palle di sborra per te”

lo sentivo armeggiare li vicino, non vedendo nulla con quel cappuccio avevo perso un po’ il senso dell'orientamento, poi avvolgeva qualcosa ai miei polsi, era una corda, mi lego’ le mani sopra la testa, poi mi lego’ le caviglie e le attaccò a qualcosa ai miei lati, ero totalmente spalancata con le gambe completamente divaricate destra e a sinistra, di colpo sentii la sua bocca che mi baciava, leccava, sbranava la fica, senza ritegno, senza dolcezza, bestialmente e iniziai a tremare, fremere, ondate di calore mi squassavano dappertutto e iniziai ad avere un orgasmo incontrollabile … urlavo il mio piacere totalmente senza controllo mentre la sua bocca non si placava per nulla …

l'essere legata, bloccata, negli spasmi del piacere, l'essere del tutto indifesa a quello che mi faceva e che mi avrebbe fatto, il non vedere nulla, mi rendeva gli orgasmi continui che avevo di una intensità che arrivava persino al dolore, di una intensità quasi insopportabile …

la stimolazione era continua, urlavo, muggivo , tremavo in modo inconsulto … lui aveva due dita dentro la mia fica che muoveva arcuandole verso l’alto mentre col pollice mi martoriata il clitoride, stavo impazzendo quando all’improvviso sentii afferrarmi e stringermi con forza i capezzoli, venivano tirati erano delle dita che lo stavano facendo … mi stavano legando qualcosa ai capezzoli, stretto molto stretto, un elastico o uno spago ma quella mano era ancora a masturbarmi … c'era un altro uomo … non ebbi il tempo di riflettere che sentii i capezzoli tirare, le tettone messe dolorosamente in trazione, avevano legato i capezzoli a qualcosa, la mano continuava a masturbarmi e sentivo un oggetto puntarmi l’ano spingendo leggermente a voler penetrarle l’orifizio … avevo sensazioni indescrivibili quando rimbombo’ una voce, una voce diversa

-”adesso leccami per bene le palle”

qualcuno si era messo a cavalcioni sul mio viso, il suo buco del culo sul naso, le sue grosse palle pelose sulla bocca

-”apri bene quella bocca troia e leccamele, che sono piene di sperma eccitato di te, dai brava così, si così, brava tettona”

il sapore e l'odore di questo erano diversi da quello che mi aveva scopato e che ora mi stava masturbando la fica e allo stesso tempo mi aveva infilato qualcosa nel culo, forse un vibratore col quale mi stava inculando, questo era dolciastro e sicuramente non si era fatto una doccia o un bidè recentemente

-”dai troia leccale per bene che mi piace, che poi ti do anche il cazzo, non ti preoccupare troia”

sussultai per il dolore di violenti ceffoni che mi colpivano le tettone in trazione

intanto la mano aveva smesso di masturbarmi ed era stata sostituita da un grande fallo penso, avevo probabilmente due vibratore che mi scopavano uno in culo ed uno in fica

il maiale seduto su di me lo sentii alzarsi, stavo riprendendo a respirare, ma fu solo un attimo perché si era girato ed era di nuovo sopra di me ma stavolta col cazzone che stava infilandomi in bocca, sentivo la sua lurida e puzzolente cappella entrarmi in bocca, la sua pancia grassa era tutta sudata, puzzava tutto mentre iniziava a scoparmi in bocca

-”puliscimelo tutto troia, non mi sono lavato proprio per darti il piacere di pulirmi troia, così impari ad eccitarmi con quelle tettone da vacca in calore che ti ritrovi, ciuccia troia che te lo sbatto fino in gola, ma ti rendi conto puttana che stai godendo e che sei fradicia? Ti stiamo violentando e tu stai godendo, vergognati devi solo che vergognarti per le tettone che hai e perché sei una troia che gode ad essere violentata … ma guarda come gode sta puttana in calore”

-”non può risponderti che gli stai riempiendo la bocca e la gola ma guarda qua come ha ridotto i due vibratori, guarda come gocciolano di lei, ma è fradicia, guarda come gode ad essere trattata così … dobbiamo punirla ancora di più, punirla perché è una tettona e perché è una vacca in calore, oh si”

… a essere trattata così persi completamente il controllo e, non so, furono orgasmi continui, confusi, mi fecero di tutto, mi scoparono più volte, non capivo più quanti erano, se due o di più, mi torturarono in tutti i modi, alla fine ero distrutta, con sperma dappertutto, se ne erano andati insultandomi volgarmente, avevo difficoltà a muovermi, ad alzarmi, a camminare, esausta nel corpo e nella mente per quanto avevo oscenamente goduto, per quanto ero stata brutalmente violentata, sconvolta dalla vergogna e sconvolta da quanto avevo goduto …

… puzzavo di sesso e di sborra, avevo grumi di sperma dappertutto … le tettone violacee per quanto erano state maltrattate … i capezzoli ancora turgidi e doloranti … mi facevo schifo …

… mentre cercavo di riprendermi ed in qualche modo di rassettarmi per tornare a casa, pensai che il giorno dopo sarei dovuta tornare qui, a scuola, e chissà chi erano, loro sapevano, io non avevo la certezza di chi fossero loro; e il pensiero dell’indomani con quelli che mi avevano violentato e vista godere come una vacca in calore, loro intorno a me ma io non sapevo chi fossero, beh questo pensiero mi scatenò un brivido dentro, un brivido intensissimo, un brivido intensissimo di piacere, e fui sommersa dalla vergogna …

Sto ancora guardando quel biglietto di tanti anni fa, prima di ripiegarlo, istintivamente, avvicino le mie labbra e bacio quel foglio di carta che gelosamente conservo tra le mie cose preziose. Mi rendo conto di essermi tutta bagnata a rivivere quel ricordo, sorrido pensando che tra poco qualcuno si sbatterà una tettona in calore piena di voglia …

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