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Mangiafuoco
Avevo 20 anni e mi ero appena comprata la mia prima auto, una fiesta scassata di terza o quarta mano con i pochi risparmi che avevo. Per provarla avevo deciso di andare a Itri a curiosare tra le bancarelle di un mercatino di Natale.
Era sabato, metà mattinata, e faceva molto freddo.
Girando tra le bancarelle arrivo ad uno spiazzo dove erano stati allestiti dei giochi in legno, tipici giochi medievali e vi sono alcuni bambini con i loro genitori che vi stanno giocando. C’è un signore che sta spiegando affabilmente le regole, con un vocione molto profondo che mi colpisce … spiega in un modo molto coinvolgente e appassionato per cui mi metto ad ascoltare incuriosita e ad osservarlo; è un omone anziano almeno sessantenne, piuttosto grasso e con un pancione vistoso, capelli lunghi e barba incolta, mi sembra piuttosto trasandato e sciatto nel vestire, i vestiti sono anche un po’ sporchi, ha un vecchio berretto da babbo natale che con tutta la barba, meglio il barbone, che ha ci sta proprio bene.
Stò ad ascoltarlo un po’, non sò perchè ma mi ha incuriosito. Forse mi sentoanche notata da lui perchè mentre spiega alle varie persone è come se di soppiatto cerchi di sbirciare tra la gente per osservarmi, o almeno questa è la sensazione che ho, pensando e sorridendo dentro di me “chissà se ha notato me o le mie tettone”.
Poi decido di continuare ad andare per bancarelle. Mentre me ne sto andando, ripenso a questo strano signore che, non so perchè, mi ha appena fatto immaginare Mangiafuoco, il personaggio di Pinocchio, e allora mi rigiro verso di lui per guardarlo come Mangiafuoco ed incrocio il suo sguardo penetrante che mi sta scrutando … lui non abbassa lo sguardo anzi, mi sembra che diventi ancora più intenso, mi sento in forte imbarazzo e sono costretta ad abbassare lo sguardo … mi rigiro dandogli la schiena, un po’ scombussolata, non so perchè, e mi allontano verso la nuova fila di bancarelle.
Non trovo nulla di particolarmente interessante alle bancarelle, sono anche piuttosto infreddolita, e decido di tornare indietro.
Ripasso per la piazzetta con i giochi in legno medievali e c’è sempre lui a spiegare un altro gioco con una piccola folla di bambini e genitori attorno a lui; mi fermo a distanza ad ascoltare anche io il suo vocione: le storie che racconta sono proprio simpatiche e coinvolgenti. Mentre parla non smette mai di perdermi di vista, si mi ha proprio notata … non appena finisce e il capanello attorno a lui si è distribuito sui vari giochi, con la mano e con un grande sorriso mi fa segno di avvicinarmi.
Sono un po’ imbarazzata ma vado da lui, vedendolo sempre più da vicino sembra quasi un barbone di strada, di quelli che si incontrano nelle stazioni, di certo non ha un aria pulita … vedo che con una mano cerca qualcosa nella tasca dei pantaloni e dopo poco, tra oggetti vari e fazzoletti usati di carta, ne tira fuori una banconota tutta sgualcita da 5 euro e mi dice
"Signorina, qui fa un grande freddo, lei almeno cammina mentre io devo stare qui fermo ai giochi e non ho tempo di andare a quella bancarella la di fronte dove danno del vin brulè. Per favore mi può fare la cortesia di andarmene a prendere un bicchiere? Tenga, questi sono 5 euro e con il resto si prenda un bicchiere anche lei, glielo offro io e, se le fa piacere, ce lo beviamo qui insieme. La ringrazio Signorina.”
Il suo vocione, il come mi guarda, la sua decisione, mi turbano, non so perchè sto arrossendo tutta, ma il mio imbarazzo viene subito nascosto da un gruppo di bambini che lo tirano per la giacca, tutta rovinata e macchiata, per chiedergli di aiutarli in un gioco.
Mi ritrovo inebetita con i 5 euro sgualciti in mano e con impressa forte nella mia pelle la sensazione del contatto con la sua manona che metteva la banconota nella mia mano.
Dopo aver fatto la fila alla bancarella del vin brulè torno da lui con due bicchieri nelle mani e stavolta gli osservo meglio il volto … la barba ed i baffi sono così incolti e fitti che la bocca quasi non si vede nascosta sotto i peli, che tutto intorno ad essa sono anche sporchi di cibo. Il naso è grande, e sembra piuttosto raffreddato, i capelli che escono dal vecchio cappello sdrucito di babbo natale che ha, sono lunghi, spettinati, sembrano anche sporchi e sudaticci.
Sta parlando con altre persone raccontando storie favolose sui giochi medievali, sembra proprio un imbonitore e torna a farmi venire in mente Mangiafuoco. Se non fosse per questo suo vocione e per il suo sguardo sarebbe proprio un essere completamente ripugnante.
Mi metto al suo fianco, avvolta dal suo vocione, ed attendo che si liberi per porgergli il bicchiere di brulè. Fa proprio freddo a stare ferma.
Dopo poco si libera della combriccola di genitori che sciama insieme ai figli sui vari giochi alle sue spalle e gli porgo il suo bicchiere fumante iniziando a sorseggiare il mio.
“Fa freddo eh, Signorina, ci voleva proprio del buon brulè caldo per riscaldarci un pò”
Mentre mi dice questo mi guarda con quel suo sguardo molto penetrante, ed è inequivocabile che dopo avermi fissata a lungo negli occhi sorseggiando il suo vino inizia a guardarmi tutto il corpo soffermandosi in particolare sul mio seno prorompente e lo guarda senza assolutamente preoccuparsi che io me ne stia accorgendo, lo guarda fisso in modo tanto deciso quanto volgare, poi torna a fissarmi negli occhi e mi dice
“proprio buono questo brulè, eh Signorina, proprio buono, mi sa che devo proprio ringraziarla”
Smette di osservarmi perchè deve dedicarsi ad alcuni bambini che hanno fatto cadere uno dei giochi, poi torna al mio fianco, china la sua testa al mio orecchio, sento il suo respiro caldo sul mio viso e sul mio collo, il suo alito è tutto tranne che attraente, quasi rivoltante che mi fa chiedermi da chissà quanto tempo non si lava i denti, si avvicina quasi a sfiorarmi, sono letteralmente impietrita, e sottovoce mi dice
“Signorina, questo brulè è proprio buono da bere, ma le assicuro che è ancora più buono da leccare”
Lo sento di nuovo armeggiare in una delle sue tasche tira fuori un’altra banconota sporca e sgualcita da 5 euro, mi prende la mano con la sua guardandomi fissa negli occhi, in modo così penetrante che sono letteralmente in subbuglio e con la bocca improvvisamente secca, con l’altra mano mi infila nella mia la banconota appallottata e, tenendo la mia mano stretta a panino tra le sue due manone calde mi dice sottovoce col suo vocione
“Signorina, veda di fare in modo stasera quando chiudo di prendermi un altro brulè, con il resto se ne prenda uno anche per lei, glielo offro io, e ce lo gustiamo insieme per finire la giornata”
Sentivo il suo brutto alito di vino sul mio volto mentre mi diceva questo, vedevo goccioline di brulè sulla sua barba sporca mentre stringeva forte la mia mano …
Ritorno in me quando una coppia di genitori lo chiama per chiedere spiegazioni su un gioco.
Mi allontano quasi di corsa con il pugno chiuso contenente la banconota. Sono molto turbata, sono addirittura schifata ma allo stesso tempo non riesco a comprendere come mai io sia così turbata, così sconvolta dentro di me, così agitata, così confusa, così insicura, così pietrificata di fronte a lui.
Voglio tornare a casa, andare via, rifaccio tutta la stradina di bancarelle e arrivo alla macchina. Entro, infilo la chiave, ma rimango li, senza girarla, senza mettere in moto.
Quello è un vecchio laido, brutto, grasso, sporco, puzzolente e bavoso penso tra me e me, come posso solo pensare di essere turbata da uno come lui che avrà anche almeno 40 anni più di me.
Eppure non metto in moto.
Poi, con un grande sforzo, metto in moto, accendo la macchina ed inizio ad uscire dal parcheggio; in quello vedo che inizia ad alzarsi il vento, il cielo è diventato tutto nero, la temperatura esterna indicata dalla macchina è di 4 gradi.
Imboccando la discesa che da Itri porta verso casa mia, penso a quel signore, a Mangiafuoco, al freddo sotto il vento, ma continuo ad andare. Dopo circa 5 minuti inizia a piovere a dirotto.
Senza pensarci fermo la macchina e faccio inversione. Andiamo almeno ad aiutare quel poveraccio a smontare tutti i giochi sotto il diluvio ed a metterli al riparo; poi, si, gli prenderò anche il brulè per scaldarlo un po’, sarà sicuramente tutto inzuppato e ne avrà proprio bisogno, ma senza null’altro mi dico tra me e me mentre accellero per tornare il più velocemente possibile a Itri.
Sono senza ombrello, arrivo nella piazzetta dei giochi completamente fradicia per la pioggia e con il freddo nelle ossa.
Vedo che il tipo ha raggruppato tutti i giochi al centro e li ha coperti con dei teli impermeabili che però il vento rischia di fare volare via da un momento all’altro … lo vedo affannarsi sotto il diluvio a portare uno ad uno i giochi da sotto il telone ad un furgone scassatissimo parcheggiato lì vicino con le portiere dietro aperte …
Ho il cuore che batte all' impazzata, una parte di me mi sta dicendo che sono pazza, completamente pazza … mi precipito a dargli una mano … non sembra sorpreso quando si rende conto di me, dice solo
“brava, dai facciamo presto prima che il diluvio si porti via tutto”
In due, correndo come matti sotto quel nubifragio, sferzati dal vento gelido, riusciamo in dieci minuti a caricare tutto sul furgone. Siamo entrambi in condizioni pietose, con il freddo nelle ossa, dentro il furgone c’è pochissimo spazio rimasto dato che abbiamo messo tutto un po' alla rinfusa per essere veloci, e in quel pochissimo spazio ci siamo io e lui praticamente appiccicati l'uno all'altro per mancanza di spazio … sento il suo corpo premere sulle mie tettone … il suo fiato caldo e osceno sul mio volto … le sue mani si appoggiano alle mie spalle e mi spingono a lui in un abbraccio stretto stretto mentre i suoi occhi penetrano i miei … ho il terrore che stia per baciarmi, sento già i peli ispidi della sua barba lurida e bagnata che mi pungono il mento e le labbra, con i suoi occhi fissi nei miei … ma si ferma improvvisamente e, alitandomi addosso un fiato lurido ma caldo, mi sussurra
“vai a prendere il brulé, io intanto faccio un po’ di spazio e attivo una stufetta qui dietro così ci riscaldiamo un po’, aspetta, mettiti questo”
E mi porge un kway enorme, tanto enorme quanto sporco, che aveva li dentro da qualche parte …
Lo stand del brulé era ricolmo di gente che si riparava dalla pioggia dentro di esso, con difficoltà per il troppo affollamento mi servono dopo parecchio tempo e quindi rientro verso il furgone scassato con anche i due bicchieri di brulé sotto il kway; sento il loro calore piacevolmente sul mio seno …
Arrivo al furgone e le porte del bagagliaio sono chiuse, busso leggermente con la testa avendo le mani impegnate con i bicchieri sotto il kway, con il nubifragio che nel frattempo, se possibile, era diventato ancora più intenso, e la strada sotto di me si sta trasformando in un fiume d’acqua …
La porta si apre, ed in quella situazione mi sembra di entrare in una reggia … il vecchio Mangiafuoco aveva creato un bello spazietto al centro con una luce soffusa attaccata al soffitto ed una stufetta a cherosene che riscalda l’ambiente … mi afferra per i fianchi, mi tira su facendomi entrare e chiude subito il portellone dietro di me …
Mi toglie il kway, mi prende dalle mani i due bicchieri di brulé caldo e li appoggia da qualche parte, poi mi cinge per i fianchi stringendomi a lui e dice
“bisogna approfittare di questo calore della stufetta per cercare di asciugare i vestiti e il brulé meglio usarlo quando è ancora caldo”
Non ho il tempo di comprendere quello che ha detto che mi sta stringendo a se così forte da farmi quasi perdere il respiro e ho tutto il viso punto dalla sua barba mentre mi alita e mi bacia dappertutto, leccandomi anche oscenamente il volto e le labbra sino poi a sentire la sua lingua che mi penetra tra le labbra … non riesco ad opporre resistenza e le socchiudo leggermente dando la possibilità alla sua lingua di cercare la mia, e venendo inondata in bocca dal suo respiro, alito osceno, dal sapore sporco della sua bocca lurida … ma è un attimo che si stacca dicendo in modo perentorio
“ti sto riscaldando, tettona, ora togliamoci i vestiti che si asciugano un po' e ci lecchiamo per bene questo brulé”
Alla parola “tettona” un brivido mi si scatena dentro ma non ho tempo di reagire in alcun modo che lui mi ha già tolto il cappotto e mi sta sbottonando la camicetta rossa che ho … respiro affannosamente e percepisco che il mio seno che si muove con il respiro lo sta eccitando molto … le sue manone sono ora sulle mie tettone a estrarle dal reggiseno, lo fa senza alcun ritegno, brutalmente … e non appena le strappa fuori vi ci si avventa furiosamente con tutto il suo volto … le sento pungere tutte dalla sua barba ispida, baciare, leccare, mordere, palpare …
… lo voglio respingere con tutte le mie forze ma mi ritrovo con le mie mani invece che a spingergli via la testa a prenderlo per la nuca e spingerlo ancora di più a sbranarmi le tettone mentre mi rendo conto che i miei capezzoli si stanno inturgidendo e sento scariche elettriche dentro di me che mi si propagano dappertutto a partire dai miei capezzoli ad ogni suo morso, ad ogni sua leccata, ad ogni sua ciucciata … e non riesco più a trattenere dei sospiri e dei mugolii di piacere che mi fanno vergognare come non mai, mi sento umiliata sempre di più ad ogni mio mugolio di piacere che non riesco a trattenere ed è tutto sempre più intenso, la vergogna ed il piacere, il senso di ribrezzo per lui ed il piacere che mi si propaga attraverso tutta la mia pelle, e più lui è brutale più mi sento sottomessa e dominata, più lui è osceno più sono intense le sensazioni, le ondate di calore che come scosse elettriche mi attraversano tutta, più mi sento umiliata e vergognosa più non riesco a trattenere il piacere che mi sconvolge …
… mi sto concedendo a quel vecchio sporco bavoso contro la mia stessa volontà, e sto provando un piacere sempre più intenso …
… improvvisamente interrompe l’aggressione alle mie tettone, le vedo completamente sbavate di saliva e con i capezzoli duri e turgidi come mai li ho avuti in tutta la mia vita … e mentre afferra uno dei bicchieri di brulè e me lo versa addosso sulle tettone, mentre sento il calore del vino sui capezzoli che mi fa scatenare una improvvisa ondata di calore in mezzo alle gambe che sale verso la pancia, mi dice, sputandomi la sua oscena e lurida saliva in faccia
“sei proprio una tettona in calore, hai proprio bisogno di essere trattata come una vacca in calore”
e si ributta sui miei seni tutti impregnati ora di brulè caldo a leccarli avidamente, mi sento come un qualcosa da mangiare, diventa tutto molto confuso con ondate di piacere che si originano dappertutto sul mio corpo abusato dal vecchio laido ciccione, ogni centimetro della mia pelle diventa sempre più sensibile, le tettone ed i capezzoli sono ormai così sensibili che trattati così animalescamente stanno per generarmi un orgasmo che non riesco quasi più a trattenere …
forse ho avuto un orgasmo, mi sento squassata, ho ondate di calore dappertutto, mi sento fremere, tremo, sono sconvolta … quando lui si stacca all’improvviso dalle mie tettone, mi afferra per i capelli tirandomi indietro la testa si piazza davanti a me fissandomi a pochi centimetri con i suoi occhi che mi penetrano sino nelle viscere, mi sento penetrata da quello sguardo sino negli anfratti più reconditi della mia anima, mi sputa in faccia alitandomi addosso
“sei proprio una zoccola tettona”
e mi invade la bocca limonandomi per un po’, mi sento invasa dal suo schifo, mi sento totalmente sua preda, totalmente in suo possesso e mentre la sua lingua fa tutto quello che vuole nella mia bocca, sento nuove ondate di calore che mi partono dalla pancia in tutto il corpo …
… poi smette di limonarmi, torna a guardarmi fisso negli occhi sempre tirandomi per i capelli e dice
“adesso tettona lo lecchi tu il brulè”
tira fuori il suo cazzone, è molto più grande e duro di quanto pensassi, ma puzza tantissimo, e palesemente sporco mentre se lo scappella, si versa l’altro bicchiere di brulè sul cazzo e sulle palle e dice
“tettona puttana, adesso ciuccialo tutto, zoccola in calore”
mi spinge giù in ginocchio e me lo infila in bocca … e inizia a scoparmi in bocca senza ritegno … mi sento soffocare da quel cazzone enorme e lurido che mi pulsa nella bocca … si blocca di colpo, lo sento dirmi
“adesso cagna tettona leccamelo tutto, lucidamelo e puliscimelo tutto questo tuo bel cazzone che è quasi una settimana che non me lo lavo, e leccami e lucidami anche tutte le palle che sono piene e gonfie di sborra per te, tra poco ti riempio per bene tettona”
a sentirmi trattata così ho delle violente ed incontrollabile scosse di piacere che mi sconvolgono per la loro intensità e per la vergogna che mi provocano …
… mentre lo lecco come meglio posso, lui si china su di me e con le sue manone mi afferra per i capezzoli e li strizza con forza facendomi mugolare per il dolore, ma non è solo dolore perchè ad ogni strizzata, che è sempre più forte della precedente, aumenta il mio dolore ma anche il mio mugolio di piacere sino a che sento che un nuovo orgasmo sta per arrivare … il vecchio allora mi afferra di nuovo per i capelli allontandomi dal suo cazzone ormai lucido e gonfio come non ne ho mai visti e mi insulta dicendo
“sei troppo in calore tettona, adesso alzati e girati come una cagna in calore che voglio mettertelo dentro e sborrarti tutta la mia sborra nella tua lurida fica da cagna tettona! Ma fai troppo casino, muggisci come una vacca, ci fai sentire da tutto il paese, mettiti in bocca le mie mutande zozze mentre ti sbatto”
tirandomi per i capelli mi fa alzare, raccoglie da terra le sue mutande lerce, le appallottola e me le schiaffa in bocca tra i denti dicendomi
“stringile bene e assapora il mio sapore mentre ti sbatto, tettona, così non urli”
mi fa girare, mi fa appoggiare con le braccia ad uno sgabellino in legno ruvido, mi allarga un pò le gambe, e sento il suo cazzone caldo che si strofina sulla mia fica prima di penetrarmi di colpo con facilità, sono completamente fradicia ed immediatamente ad essere penetrata così perdo ogni controllo … lui è come un polipo, è dappertutto, mi sento letteralmente impalata e sfondata sino nelle viscere dal suo cazzone mentre lui è avvinghiato a me, e con una mano mi masturba il clitoride mentre con l’altra mi ha afferrato una tettona che mi palpa dolorosamente tanto la strizza, e con la sua bocca mi morde collo e orecchie, mentre con la sua pancia ed il suo petto completamente sudati mi schiaccia la schiena …
… non mi controllo più e un orgasmo travolgente mi sconquassa dappertutto, stringo a più non posso le sue mutande lerce in bocca per non urlare mentre sono squassata da un orgasmo violentissimo che mi sembra di stare esplodendo ed in quello sento gli schizzi caldi dentro di me, i grugniti animaleschi del mio Mangiafuoco che mi sta sborrando dentro, ed il mio orgasmo invece di scemare aumenta ancora diventando un qualcosa di ininterrotto, tremo, sudo, ansimo, palpito, respiro, fremo, vibro, mi contorco, godo come non ho mai goduto … cercando di stringere con la fica quel cazzone osceno e lurido che mi sta sborrando dentro …
… lui lo tira fuori, io sono ancora completamente sconvolta … mi fa girare verso di lui e mi fa sedere sul piccolo sgabellino … non capisco nulla, sono ancora squassata dall’orgasmo … mi sputa in faccia più volte, mi guarda con quel suo sguardo devastante e mi dice mentre io ancora sussulto ed ansimo con le sue mutande in bocca per l’orgasmo che fatica a scemare …
“tettona, sei proprio una bella cagnetta in calore, mi hai fatto sborrare così tanto che adesso mi fanno male le palle … direi che hai proprio bisogno di un regalino … dovrei avere quello che fa per te …”
si gira a cercare qualcosa dentro uno scatolone, ci armeggia un pò e poi tutto soddisfatto si rigira verso di me con due oggetti nelle sue manone … sono due morsettiere di metallo …
… mi guarda con un ghigno e mi dice
“tieni ancora ben strette in bocca le mie mutande che adesso ti faccio urlare dal piacere come neanche ti immagini tettona”
si mette quelle due mollettone di metallo in tasca e con le due manone inizia ad accarezzarmi i capezzoli con il palmo delle sue mani in un movimento rotatorio, facendomeli subito inturgidire di nuovo, mentre lo fa, mi insulta pesantemente con apprezzamenti osceni e volgari ma questo con mia grandissima vergogna non fa che eccitarmi ancora di più e lui se ne accorge e ne è pienamente consapevole, mi guarda fisso con un ghigno diabolico, sento il puzzo del suo sudore addosso a me, spesso mi sputa addosso sulla faccia e sulle tettone mentre ormai i miei capezzoli sono sensibili oltre ogni limite mentrelui continua ad accarezzarli ed il piacere inizia a rasentare il dolore … improvvisamente ne afferra uno tirandolo dolorosamente, stringo forte tra i denti le sue mutande lerce per non urlare, prende uno dei morsetti dalla tasca, lo apre e lo attacca al capezzolo … il dolore che provo e lancinante, mi sento per un attimo svenire ma lui ha già afferrato l’altro capezzolo e ci sta attaccando l’altra morsettiera dicendomi
“sei proprio una vacca in calore, ed hai due tettone da vacca in calore, e devono essere trattate come due tettone di una vacca in calore! D’ora in poi non devi più metterti reggiseni, questo che hai me lo tengo io, in tuo ricordo mi ci farà le seghe con lui e lo riempio della mia sborra e se ci reincontreremo te lo schiaffo in bocca insieme alle mie mutande! Invece del reggiseno vanno molto meglio morsettiere come queste, te le regalo tettona”
e mentre mi diceva questo le tirava verso di lui tendendomi i capezzoli e le tettone così tanto che oltre al dolore avevo il terrore che si lacerassero i capezzoli … però ansimavo e sentivo umori che iniziavano a colarmi dalla mia fica giù lungo le cosce … lui se ne accorge e sorride cattivo facendomi sentire ancora più umiliata … armeggia in una sua tasca e tira fuori una cordicella, la fa passare nelle due asole sopra le morsettiere, ci fa un nodo ed a questo punto ha una cordicella in mano che tirandola mi tira i capezzoli ed i seni … inizia a tirare forte, il dolore è tale che strabuzzo gli occhi, lacrimo per il dolore, e stringo così forte le sue mutande sporche tra i denti che temo che i denti si possano spaccare … improvvisamente con una manona mi spinge indietro facendomi risiedere sullo sgabellino e con l’altra manona di colpo infila 3 o 4 dita dentro di me iniziando a ravanarmi freneticamente con i polpacci la parte interna superiore della mia vagina mentre con il pollice, senza nessuna delicatezza, con totale brutalità, mi stimola il clitoride, è così violento il tutto che piacere e dolore mi sembrano diventare la stessa cosa, inizio a vibrare, tremare, fremere tutta senza più alcun controllo sul mio corpo … allargo più che posso le gambe per offrirmi totalmente alla sua violenza bestiale, ho delle sensazioni mai avute in vita mia … non è un orgasmo quello che mi sta arrivando, mi sembra qualcosa di molto più intenso ed esplosivo e … non capisco cosa mi stia succedendo … lui inizia anche con l’altra mano a fare degli strappi violenti con la cordicella aggiungendo alla brutale mastrurbazione che mi sta facendo tra vagina e clitoride anche la tortura estrema dei miei capezzoli e delle mie tettone … non capisco più nulla mi inarco e non capisco non capisco ma sto spruzzando liquidi dalla mia fica, sto spruzzando di tutto non capisco è come se stessi pisciando ma non sto pisciando, è tutto di una tale intensità … non capisco … mi vergogno così tanto ma così tanto, ho provato delle sensazioni così intense che mi accascio ed inizio a piangere a dirotto …
… il lercio Mangiafuoco mi sorride e mi abbraccia stretta dicendomi
“tettona, non ti preoccupare, sei stata fantastica ed hai semplicemente avuto il tuo primo squirting”
mi stende per terra e poi si sdraia anche lui sopra di me abbracciandomi e coccolandomi, sono completamente avvolta, intrisa, sporca di lui, sento la sua puzza, il suo alito schifoso, il suo odore, il suo corpo sudato che mi schiaccia rendendomi difficile respirare ma allo stesso tempo mentre piango a dirotto il suo abbraccio caldo, caldo ed osceno mi da sensazioni di protezione … ma sento anche il suo cazzo che sta tornando duro e dopo poco, mentre io continuo a piangere e lui continua a coccolarmi, riprende a scoparmi …
… non so quanto tempo passi, mi scopa e abusa di me in tutti i modi, per me inimmaginabili … poi dopo un bel po’, io sono dolorante dappertutto, dice
“tettona, ha smesso di piovere, adesso puoi andartene, il reggiseno me lo tengo io, in cambio ti tieni le morsettiere, hai tanto da imparare tettona”
mi da un profondo lurido bacio in bocca, si alza, apre la porta del retro del furgone e mi spinge fuori, sono completamente nuda con addosso soltanto la camicetta rossa aperta ed i calzettoni con le scarpe … non piove ma la strada è ancora tutta bagnata e piena di pozzanghere, è notte inoltrata … non ho tempo di dire nulla che lancia fuori in strada in una pozzanghera a fianco di me i miei vestiti, la gonna, le mutandine, il cappotto e mi dice, prima di richiudere il portellone,
“tettona, sei proprio una puttana di strada”
mentre raccolgo i miei vestiti da terra, sento dei brividi violenti dentro di me … e, piangendo silenziosamente, mi rivesto in strada … mentre il furgone scassato si mette in moto, accende le luci, e se ne va.
Quelle morsettiere le conservo ancora, ogni tanto le uso …